Foggia e playoff, tra dolori e… dolori

Foggia e playoff, tra dolori e… dolori

Non è mai sbocciato l’amore tra i satanelli e la lotteria dei playoff di serie C.

Tante delusioni hanno costellato il passato recente, alcune molto cocenti e ancore vive nella nostra memoria.
Avellino, Cremona, Benevento, Pisa in perfetto ordine cronologico.

Sull’ultima la ferita è ancora aperta per ciò che poteva essere e non è stato.
De Zerbi ed il suo possesso palla, Iemmello, Sarno, la maglia rossonera Gems con le punte del forcone, tra le più originali degli ultimi decenni, la coreografia spettacolare dello Zac, ma anche Narciso, il quale consegnò a Gattuso e nerazzurri toscani la promozione in B con le sue papere.

Il Foggia ammirato da tutta Italia, il trampolino di lancio per la Luce, rimase con un pugno di mosche in mano.

Ma se torniamo indietro, al 2009 per la precisione, un’altra sconfitta, meno amara perché quel Foggia non partiva favorito, ma sicuramente non indolore se esci pareggiando sia all’andata che al ritorno, e se lo fai contro una delle compagini “nemiche”, il Benevento.
Era l’U.S. Foggia di Raffaele Novelli, quinto in regular season, quello del ritorno di Salgado, e che annoverava tra gli altri Germinale, Pecchia, il sindaco Lisuzzo.

E un altro doppio pareggio fu fatale in quel di Cremona.
Era il Foggia di Nanu Galderisi che subentró a Campilongo. Quello delle trasferte al Nord con spalti gremiti ovunque, il Foggia giocava sempre in casa. Era il Foggia di Del Core, Di Roberto, Biancone, Coletti e del portiere Agazzi, responsabile del gol decisivo di Temellin allo Zini. Satanelli che ai punti, per quanto visto in campo, meritavano sicuramente di passare il turno.

Se torniamo indietro di un altro anno, il 2007, pensiamo sicuramente al primo trofeo della centenaria storia foggiana, quella coppa Italia di serie C vinta nel doppio confronto con il Cuneo, ma sono ancora i playoff a lasciarci l’amaro in bocca.
Il Foggia questa volta non era un outsider, ma se la giocava ad armi pari contro l’Avellino.
1 a 0 all’andata allo Zac. Era il Foggia di Mastronunzio, Shala, Ignoffo e un certo Mario Salgado.
Al ritorno la promozione sembrava cosa fatta, fino all’89esimo, quando il subentrante sconosciuto Rivaldo fa partire un tiro al volo da fuori area, Marruocco non può nulla, si va ai tempi supplementari.
Il Foggia perde la testa, ci sono espulsioni che tagliano le gambe alla squadra di D’Adderio, l’Avellino realizza altre due reti. È serie B.
Per il Foggia è ancora purgatorio C.

Era una formula ben lontana da quella attuale. Ora si tratta di un nuovo torneo che coinvolge ben 28 società con un regolamento alquanto arzigogolato.

Il Foggia, questa volta senza possibilità di smentita, parte da vera outsider, giochiamocela!

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