Rinascimento azzurro

Rinascimento azzurro

Ore 20 sono in netto anticipo, arrivo a casa di Gabri e c’è già Baldo. Il clima è teso, parliamo poco e su Sky guardiamo le immagini di inglesi ubriachi per le strade di Londra. “Sono dei pazzi“. Nel pomeriggio, Berrettini non è riuscito nell’impresa a Wimbledon contro sua maestà Djokovic, ma questa sera tocca a loro. Per strada c’è un’atmosfera strana, sembra quasi si sia raggiunto uno stato di assuefazione generale. Dalle chiamate e dai messaggi con gli amici si avvertono emozioni diverse, è l’11 luglio e come nell’82 vogliamo scrivere la storia. Nel 2006 avevo poco più di tre anni, ricordo il calore e la confusione a casa, ma nulla più…questa sera vogliamo gioire tutti insieme, questa sera voglio gridare a perdifiato.

Mancini sceglie gli stessi undici della semifinale, anche noi replichiamo il nostro schieramento sul terrazzino! Tutti rigorosamente agli stessi posti della volta precedente, anche Sapo che arriva in ritardo. Al “Canto degli italiani” siamo tutti in piedi e qualcuno è agitato perché le pizze non arrivano ancora; io sono teso come se fossi lì in campo con loro. Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Emerson; Barella, Jorginho, Verratti; Chiesa, Immobile, Insigne. “Sapo metti il cappello che porta fortuna“. Gli inglesi fanno paura, ma noi siamo l’Italia. Siamo un popolo che sa stringere i denti e soffrire, che ha resistito ad una clamorosa eliminazione mondiale, ad una terribile pandemia e annessa crisi economica. Siamo gente che soffre, ma che sa anche vincere. Signori, siamo l’Italia.

Il tono di voce di Caressa è inconfondibile, una certezza. “Dallo stadio Wembley di Londra: la finale dell’Europeo. Italia-Inghilterra”. Alessandro, il più esperto di storia del calcio, ci mette in guardia sul rischio rigori, “Ale stai zitto, ti prego!”. Neanche il tempo di assestarci e l’Inghilterra passa in vantaggio. Una doccia gelata, “non ci voleva”. Andrea dice che Southgate l’ha preparata bene, io noto il ruolo di Kane nell’azione che porta al vantaggio britannico e si innesca un discorso concitato sui gol del centravanti del Tottenham in Premier. La rete è di Shaw e l’Italia sembra nel pallone. “No, si è rotto Jorginho. Tutte noi le sfortune” e invece no, il numero 8 si rialza ed è ancora a dare battaglia a centrocampo. Giochiamo a casa loro, letteralmente in trasferta. “Mancava solo l’arbitro inglese e potevano già assegnare la coppa” dice Bonni e la pizza arriva, finalmente. Poche occasioni nel primo tempo con copione del “film” abbastanza prevedibile: loro si difendono, i nostri provano a giocare e fare la partita. “É dura”.  Al 34’ Chiesa fa il fenomeno e la sua conclusione di sinistro va di poco fuori. “Dai che Pickford è scarso”. I commenti si sprecano e il primo tempo termina in svantaggio per i nostri. C’è chi si alza, chi prova a non pensare al peggio; in ogni caso la scaramanzia si percepisce nei gesti e nei rituali di tutto il nostro gruppo.

L’Italia rientra in campo con il piglio giusto. Andrea ci fa notare che anche sul finale di secondo tempo si era visto qualcosa di buono e non posso che condividere il suo pensiero. Punizione al 50esimo di Insigne fuori, “u tir a gir” gridiamo un po’ tutti per sdrammatizzare. Le sensazioni sono discostanti e la paura della sconfitta in finale aleggia come uno spettro per i tanti juventini presenti, abituati – ahimè – al tragico epilogo in campo europeo. “Quel gol ci ha stroncati” è vero, ma la partita è lunga e la possiamo recuperare. Al 56’ Pickford salva su ancora Insigne, azione partorita però sempre dai piedi di Federico Chiesa, il nostro beniamino. Immobile è il bersaglio delle nostre critiche, “ma come fa a giocare quello” e tante altri frasi poco carine nei confronti dell’attaccante laziale, che lascerà il campo per Belotti. Ad un tratto l’Italia intera trema. E mentre Ninni scandisce il ritmo dell’azione con un tamburello, noi tutti ci alziamo in piedi per esultare. Mi perdo il gol, lattine di Coca-Cola per terra e abbraccio con chi mi trovo davanti. Ha segnato Bonucci, “sciaquatevi la bocca”. Riprendiamola adesso, crediamoci. Al 72’ Berardi prova in qualche modo a controllare un lungo pallone, arrivato da lancio di Bonucci. “Se stavo io, la stoppavo meglio”dice Andrea, “vedi che era difficile” precisa Bonni e io mi accodo. Ancora supplementari, come con la Spagna. Novanta minuti non bastano e adesso dobbiamo tirare fuori quel poco di energia che ci rimane.

Tira Philips e perdiamo il respiro. “Raga, sto male. Io non arrivo a fine partita”. Bernardeschi la tocca per Emerson, il quale vince un contrasto e la mette in mezzo proprio per Berna, ma Pickford ci mette la faccia, forse non solo metaforicamente. Punizione ad inizio secondo tempo. Alla battuta Bernardeschi, “se segna e vinciamo mi tatuo il 20 o le due X” dice Andrea, mentre Gabri “minaccia” un taglio biondo platino in caso di vittoria. I più scaramantici interrompono la disputa perché per loro l’Inghilterra ha già vinto. È una lunga agonia, ancora rigori. Ci sediamo tutti per terra e io scandisco i nomi dei tiratori come un capo tribù. Andrea chiede silenzio, io ho tanta paura.

Berardi gol, Kane gol. Va Belotti…sbaglia. Qualche parola poco elegante vola, ma siamo tesi. Le unghie delle mie mani quasi non ci sono più quando Maguire esegue perfettamente dagli undici metri. Bonucci la mette dentro, ancora lui, “Si Bonni” e Andrea mi dice di non associare Bonucci al nostro Bonni. Succede però che Rashford, entrato proprio per la lotteria dei rigori, fallisce e “ora andiamo a vincere”. Bernardeschi e Donnarumma ci fanno perdere le corde vocali, gol del primo con brivido e parata del “portierone” su Sancho. “Se segna abbiamo vinto?” chiede Bonni. Ancora il glaciale Jorginho, il professore, “non voglio guardare”. Erorre. Saka contro Donnarumma. “Dai Gigio”.

Donnarumma non esulta, non realizza, è letteralmente pietrificato come molti di noi. Le prime immagini vanno su Mancini e Caressa con lo “Zio Beppe” è da poesia: “ringraziamo il Signore per averci donato il calcio”.

Prendi le bandiere”, si scende. È una notte magica, è la nostra notte! Foggia sembra più bella del solito, è davvero bello essere italiani oggi. Prendo il telefono e scatto qualche foto e video ricordo. Non ci credo, voglio continuare a rimanere confuso, senza pensare.

Siamo campioni d’Europa, ti rendi conto?”

Si Bonni, it’s coming home. Dicevano così gli inglesi”…

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