Prendi e porta a casa, Foggia

Prendi e porta a casa, Foggia

Prendi e porta a casa.
Sembrerebbe questa la frase che più emblematicamente racconta la gara di stasera, vinta di misura, grazie ad un gol di D’Ursi.
Ma per il resto… che noia!
Prestazione incolore, scialba, specie nella prima frazione di gioco, piuttosto soporifera per alcuni.
Insomma, di buono salvo solo il risultato e questi primi 3 punti, indispensabili come l’acqua in un’afosa giornata estiva.
Siamo sportivi: almeno fino al gol, il trend negativo che aveva caratterizzato le prime due gare era il medesimo.
Non è peccato dire che si è notata la solita, enorme confusione, che i giocatori sembravano rincorrere spesso a vuoto solo il pallone, privi di un’idea precisa.
E’ vero pure che il centrocampo a 3, rispetto alle due precedenti gare, ha dato qualche garanzia e copertura in più.
E che quel gol lo abbiamo atteso tutti, come si attende che splenda il sole dopo una giornata di pioggia.
Ma quanto abbiamo sofferto nel finale?
Tanto: la squadra temeva il gol avversario e, si sa, quando non giochi con la dovuta serenità e tranquillità, la fatica si raddoppia…
Pure sugli spalti aleggiava una strana paura, non si può negarlo.
Tra il marasma generale, tuttavia, va sottolineata l’ottima prestazione di Odjer, un vero mastino, instancabile e volenteroso, anche se a me personalmente piacerebbe vedere lì in mezzo sempre il prezioso Petermann e magari Odjer come mezzodestro.
Comunque sia, oggi contava solo vincere, pure in modo rocambolesco o fortuito, ma c’è ancora molto e tanto da lavorare.
Sicuramente questa vittoria rende tutto più agile e sopportabile ma un’analisi corretta non può non tenere conto di tutto questo. Parimenti, la felicità per la vittoria è certa. Nessuno avrebbe voluto un risultato diverso. A che pro desiderare questo?
La riflessione comunque mi sento di farla, accettando qualsiasi contrario. La squadra è stata costruita col desiderio del mister, come lui ha detto, ma ancora non riesce ad esprimere un’idea convincente di calcio. Darò e credo daremo tempo, sperando che qualcosa si sblocchi perché certamente così si avrebbe difficoltà specie in gare contro le big.
Forse nella costruzione di questo organico e della sua guida si è messa da parte la Storia, quella che parla al cuore e non mente mai. Non ci augureremo mai che le cose non vadano bene, sperando ci sia sempre un lampo di luce a rischiarare serate come questa. Fiducia è la parola d’ordine ma una vigile attesa resta l’imperativo categorico.
Del resto, un noto adagio recita “Una rondine non fa primavera”: siamo ancora ben lontani dal Foggia che vorremmo applaudire.
Testa al Potenza, con l’augurio che questa vittoria sia da sprone e da spinta per tutti e, perché no, anche di buon auspicio.

#avantiFoggia ❤️?