È la dura legge del gol… adesso tocca agli attaccanti!

È la dura legge del gol… adesso tocca agli attaccanti!

L’essenza del calcio è il gol. L’insostenibile leggerezza di una sfera che trasforma la speranza in euforia. Il gol è cultura. Il più grande di tutti è stato O Rey. “Non c’è paragone con nessuno che ho visto sino ad oggi”, voce e musica di Rivellino, craque verdeoro degli anni ‘70. Pelé era il calcio, Pelé era il gol. Carlos Drummond de Andrade, poeta iconico del ‘900, una volta scrisse: “Il difficile, lo straordinario, non è fare mille gol come Pelé. È fare un gol come Pelé”. Secondo Gianni Brera, indimenticabile maestro di giornalismo, la partita perfetta era quella che finiva 0-0. Forse aveva ragione, ma non c’è “ruído” più armonioso dell’urlo dei tifosi quando la palla gonfia la rete. “Non si entra in campo per fare gol ma per vincere”, è una frase di Mario Mandzukic da scolpire (secondo Max Allegri) nelle menti di tutti. Sarà… ma il successo arriva sempre sulla scia del gol. Il lemma è: non importa chi lo segni. Del resto, la cooperativa realizzativa è un’espressione elevata di modernismo strategico. Vero. Per noi, però, vecchi nostalgici del «9» sulle spalle, gol fa rima con bomber. Con finalizzatore, con predatore dell’area di rigore. Con Romário de Souza Faria, il “più grande giocatore del mondo in un metro quadrato” come lo definì Johann Cruijff, suo allenatore ai tempi del Barcellona. Il Baixinho aveva l’arroganza (oltre che il talento) del goleador. È quella che manca agli attuali attaccanti del Foggia. Che per caratteristiche tecniche, sicuramente, non hanno nelle corde cifre in stile Ciro Immobile ma che – con ogni probabilità – si stanno “adagiando” nel pessimismo cosmico di chi “sta litigato” con la porta avversaria. Dardan Vuthaj, il prototipo più simile a un avanti di razza per mentalità e movimenti, si è “incartato” nelle memorie tristi del rigore sbagliato (concettualmente oltre che nell’esecuzione!) a Taranto, un’eredità pesante che nemmeno il lob vincente con il Crotone è riuscito a far dimenticare; Ogunseye riserva una quota parte importante delle sue potenzialità allo scontro fisico e al lavoro sporco (che sarebbe maggiormente valorizzato se gli ultimi 20 metri fossero un po’ più popolati di centrocampisti); D’Ursi ha i colpi ma non il “killer instinct” e gli altri sono prospetti “in fieri” di un “tram chiamato desiderio”… del gol! Si dirà che la squadra ha creato poco e che solo ora – dopo averlo fatto alzare dal letto – Gallo potrà cominciare la vera “rieducazione” del suo paziente dedicandosi maggiormente allo sviluppo della manovra offensiva. Un concetto assolutamente condivisibile. Ma c’è un momento in cui, l’anima del bomber deve uscire allo scoperto. E quel momento è arrivato. Stadio Veneziani di Monopoli. It’s time! “Solo chi ha superato le sue paure sarà veramente libero”, sosteneva Aristotele (il filosofo, non il brasiliano di Oronzo Canà). Ecco, è quanto ci aspettiamo di vedere. La rete di un attaccante! Levità e cattiveria. È la dura legge del gol fai un gran bel gioco però… e chissà se gli 883 la buttavano dentro anche di ginocchio!