Un ritorno contro l’apatia emozionale!

Un ritorno contro l’apatia emozionale!

È tornato per le sensazioni. Quelle che solo l’aspro romanticismo di Foggia riesce a trasmettere. “Vacca ha calcio in testa”, disse di lui Giovanni Stroppa, che lucidamente gli cucì addosso il vestito delle sue idee, alienandolo da compiti “dirigenziali” solo quando Antonio decise di salutare la Capitanata. Ha firmato per il Foggia perché aveva bisogno del Foggia. Più che il Foggia di lui, almeno nei suoi pensieri, espressi di nuovo indossando quella maglia rossonera che lo esaltò come un guerriero indomabile il giorno della nemesi mancata, il pomeriggio del karma che premiò Ringhio e condannò RDZ. Il suo mentore! Colui che lo elesse portiere per una notte e ne forgiò il carattere oltre i limiti dell’orgoglio e della passione.

Vacca è l’immagine di un entusiasmo che fu, la carta a sorpresa calata dal patron Canonico sul tavolo dell’ambizione. Lui e Jack Beretta riportano alla mente le trasferte da brividi di un popolo dalla sconfinata generosità emozionale, sono l’anello di congiunzione di ricordi che si accavallano in un vorticoso ballo di rinnovate speranze. La gente di Foggia, nel frattempo però, ha sviluppato un intimo senso di pragmatismo che ne inibisce oramai anche i sogni. Per questo aspetta e pondera. Stato di forma, condizioni fisiche, spogliatoio, modulo: tutti temi di analisi per “contabili” di un tifo concreto e sin troppo “politically correct”. Il Vacca bis si valuterà nel tempo. Questo è certo. Il suo contributo andrà pesato con freddezza. Dovrà però essere più “filosofico” che tecnico. Servirà a ritrovare l’anima dispersa di un Foggia eccessivamente “very normal people”, come recita il jingle di una nota radio nazionale. Quell’anima che non vegeta solo nei tratti sghembi di un’imbucata vincente o di un taglio illuminante, ma alberga soprattutto nei rivoli di un cuore che ha bisogno di pulsare in continuazione adrenalina. Che ha necessità di cadute e resurrezioni. Che vive di santi, eroi e navigatori. “Non temete i momenti difficili, il meglio viene da lì”, sosteneva Rita Levi Montalcini. Come dare torto alla professoressa. In quanto a problemi, Foggia è da Premio Nobel, tanto per rimanere in tema Montalcini… e chissà che Antonio Junior non riesca a guarire un’apatia che ha trasformato lo Zaccheria nel salotto buono della normalità.

Sul mediano pesa una responsabilità grande. La sua carriera ha visto già il suo apice con le sfide di serie A. “Se sono in C è perché merito questa categoria”, disse una volta in conferenza stampa. Di strada ne ha percorsa in avanti. E ora a ritroso. Per riprendersi Foggia. Per provocare insurrezioni. Ha sempre seguito il Foggia ma lo ha visto solo mercoledì contro la Juventus Next Gen. Se fosse stato sul terreno di gioco avrebbe ruggito in un primo tempo in cui i “bambini” di Brambilla scherzavano con i timorosi e più esperti satanelli. Era invece a casa, in attesa di viaggiare verso il capoluogo dauno, di entrare nelle vie cittadine, di svoltare da viale Ofanto a via Gioberti e mettere piede nuovamente nei corridoi dello Zaccheria. Vacca is back. Chissà cosa diranno a Benevento… meglio non chiederlo. Quel giorno, il 23 aprile, lui c’era. Darebbe due dita per rivivere la notte dell’infinito. Sarebbe però un sacrificio superfluo. Il futuro si costruisce con voglia, raziocinio. E chiaro… investimenti. Anche sentimentali. L’anno scorso il Palermo era forte. Ma vinse solo quando Baldini lo risvegliò dall’angusto torpore dei puri dettami tattici. Il Foggia magari non ce la farà. Ma vale la pena provare. “Non arrenderti: rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”, recita un proverbio arabo. Non c’è nulla da aggiungere! Il viaggio sta per ricominciare…