Il Foggia fa di necessità virtù

Il Foggia fa di necessità virtù

“Necessità c’induce, e non diletto”.
Sono queste le parole che il Sommo Dante faceva pronunciare alla sua guida Virgilio nel canto XII dell’Inferno per spiegare che quel viaggio, intrapreso per ritrovare la retta via smarrita nel peccato, era fatto per necessità, non per divertimento o sollazzo.
Fuor di metafora, ieri si doveva fare di necessità virtù…
Per ovvi motivi.
Basterebbe la citazione dantesca per sintetizzare in breve il mio pensiero sulla gara di ieri contro il Monopoli.
In una serata dalle temperature tutt’altro che invitanti, mi appresto a raggiungere lo Zac, quel Tempio capace di far dimenticare, come per magia, gli affanni e le intemperie quotidiane.
Il mio Foggia, il nostro Foggia, deve approfittare del passo falso compiuto dalle dirette concorrenti, Cerignola e Pescara, entrambe perdenti nel primo pomeriggio, rispettivamente con Messina e Picerno (occhio a quest’ ultima, a mio parere la più pericolosa delle inseguitrici).
Ebbene, ieri era d’obbligo conquistare l’intera posta in palio, e riacciuffare il 3° posto, sia pure a pari punti col Pescara, perché – si sa – che da lì il panorama è decisamente mozzafiato.
E ci riusciamo: vinciamo in modo rocambolesco e fortuito, ma è ciò che contava.
Si è fatto, appunto, di necessità virtù.
Brutti, sporchi, ma vittoriosi.
Chiaramente, chi è esteta del calcio, chi ha il palato fine, chi non si accontenta di ciò che passa il convento, perché apprezza il bel gioco e le trame efficaci, giustamente storce il muso.
E lo capisco.
Effettivamente, amici rossoneri, la prestazione dei rossoneri non è stata entusiasmante, anzi: abbiamo sofferto il pressing e la dinamicità del Monopoli, sbagliando ripartenze, incapaci di essere veramente incisivi.
La squadra avversaria non ha mollato un centimetro, non ha concesso nulla e, alla fine, esce sconfitta, quando forse avrebbe meritato, per onestà, un pareggio. Tanto più che pure la dea bendata ci ha dato una mano, se solo ripenso alla traversa di Fella che ancora trema.
Evidentemente, la sorte ha voluto restituirci quanto ci aveva tolto in altre occasioni: penso ad Avellino, dove per ben due volte siamo stati puniti praticamente sul finale.
Ma la fortuna, del resto, è parte integrante del calcio, come pure della vita stessa.
Dunque, abbiamo trionfato perché così ha voluto un destino ben predisposto…
E poi, magari, anche la forza del gruppo ha avuto il suo peso determinante.
Onore a questi ragazzi, dunque, che, spesso affaticati e spossati, cotti a volte, sanno stringere i denti e soffrire…
Tuttavia, non vorrei che ci nascondessimo dietro la cruna di un ago: passi pure che ieri dovevamo portare in cascina 3 punti d’oro, passi pure che si è dovuto fare di necessità virtù.
Però, in ottica futura, si dovrà essere più cinici e concreti, meno evanescenti.
Del resto, dietro l’ angolo, ci sono già i cugini del Cerignola in agguato, che ci attendono domenica…
E lì ci sarà un 2-3 dell’andata, da vendicare, che ancora pesa come un macigno sullo stomaco.
Ma serviranno armi più efficaci.
Altrimenti, non avremo vita facile.
Chi vivrà, vedrà.